mercoledì 6 aprile 2011

Su di un foglio bianco

Dovrei cercare altrove i miei pensieri, narrare di amori e di gioia e non di dolore.
Svelare i segreti della storia o gli aneddoti ad essa connessi, piuttosto che ricercare il silenzio e da cosa dipende.
Dovrei fidarmi, forse, di chi credo sia amico invece di diffidare continuamente e sentirmi, come i miei predecessori, un "fiore del male", un'anima sola in un mare di nulla.
Un foglio da riempire, come la mia vita, alla ricerca di getti d'inchiostro a sfregiarne le pergamene pure. Un piccolo foglio annerito e deturpato, pieno di pensieri cupi e di idee sgualcite.
Questo dovrei fare: scrivere ancora. Dissolvere i cattivi pensieri o renderli reali, leggibili. Un attimo di gloria e poi svanire nel nulla. Paura o sfrenata prontezza di riflessi?
Si può essere attore pur odiando la scena?
Si può emettere un suono nonostante si è consapevoli d'esser muti?
Non posso io avere le risposte, nessuno in realtà può darmene.
Ascolto, aspetto, scrivo. Respiro l'aria pura e fresca, unica mano gentile capace di accarezzarmi quando non me lo aspetto, quando non ho bisogno che di quello.
Sono io uno scrittore? Forse sono un falso d'autore, probabilmente... 
Diceva qualcuno anni addietro: ad andar alla ricerca della ragione si finisce per perdere il filo del discorso.
Quale sia la strada io lo ignoro. Ma scrivo, aspetto e ascolto.

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